
Due passaggi significativi dell’articolo linkato:
1) il problema
“il sottodimensionamento della capacità produttiva, tarata per sostenere la domanda tipica del tempo di pace, e la presenza di numerose vulnerabilità nella catena di approvvigionamento”;
2) la soluzione
investire “sugli opifici nazionali, anche beneficiando dei finanziamenti dell’Ue” un modo per dare più flessibilità al sistema, conferendo “maggiore autonomia nella gestione dei processi produttivi, garantendo flessibilità al sistema di difesa nazionale, che acquisirebbe la capacità di modulare la produzione in funzione delle esigenze” oltre ad assicurare una maggiore “indipendenza da attori esterni, autonomia strategica e resilienza nazionale”.
I tempi e i costi di questo percorso sono tutti da definire