“(…) quer covo d’assassini che c’insanguina la tera sa benone che la guera è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le borse. Fa la ninna, cocco bello, finché dura ‘sto macello, fa la ninna, che domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima, boni amichi come prima…” Trilussa, nell’ottobre 1914, a tre mesi dallo scoppio del primo Conflitto mondiale, affidò ai giornali un’amarissima denuncia, scritta in lingua romanesca, contro l’ipocrisia della guerra e dei potenti che la scatenano. Stilato sotto forma di ninna nanna, rivolgendosi al bimbo da addormentare, lo scrittore dipinge “sto macello” attraverso una satira pungente e dolceamara, apparentemente rassegnata ma non troppo. Già Maria Monti e i Gufi, negli Anni ’60, ripresero il testo musicandolo con un’aria popolare. La versione più nota però è quella di Claudio Baglioni, pubblicata nel 1974 ed eseguita dal vivo nei decenni seguenti durante le sue numerose tournée.
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