I costi per disegnare un chip sono elevatissimi (circa 540 milioni di dollari per un chip da 5 nanometri) e crescono esponenzialmente con la miniaturizzazione, prima di recuperare gli investimenti iniziali in R&D le aziende devono poter vendere milioni di singole unità.
It’s the economy: con la vendita progressiva, il costo unitario diminuisce consentendo dunque alle singole aziende enormi profitti pronti per essere reinvestiti in R&D, cementando la posizione di mercato e la leadership tecnologica statunitense.
Con nuove limitazioni all’export, le aziende americane faticherebbero a riassorbire i costi iniziali, rischiando di perdere share di mercato a vantaggio di aziende emergenti in Cina, spinte dalla necessità di costruire (non senza difficoltà considerando l’impossibilità di accedere a input e strumentazioni all’avanguardia) un’industria domestica più autosufficiente.
Al seguente link un articolo di approfondimento https://formiche.net/2023/07/chip-restrizioni-condanna-usa/